Wostry Carlo

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Carlo Wostry (Trieste, 18 febbraio 1865 – Trieste, 10 marzo 1943) è stato un pittore e illustratore italiano. 

Nel 1887 ricevette una borsa di studio per un soggiorno di due anni a Roma, ma le cattive condizioni di salute gli impedirono di accettarla. In seguito si recò a Barcellona, Budapest e in Russia, dove si risvegliò il suo interesse per l'orientalismo.

Nel 1896 si trasferì a Parigi. Vi rimase per sette anni, illustrando numerose pubblicazioni e scrivendo alcuni articoli, tra cui alcuni per Le Figaro. Nel 1897 dipinse Cristo e Maria Maddalena per la chiesa di San Rocco a Parigi; seguì nel 1900 il Martirio di San Giusto per la Cattedrale di Trieste. Durante un breve soggiorno a Londra nel 1902, la sua pittura si ispirò ai maestri inglesi del XVIII secolo. La sua opera più importante di questo periodo è la Scena Boschereccia, oggi esposta al Museo Revoltella di Trieste. Tornato in Francia, trascorse del tempo a Trouville-sur-Mer e Deauville, oltre che a Parigi, dopodiché Wostry tornò a Trieste, creò varie opere che furono esposte in mostre internazionali come la Biennale di Venezia (edizioni del 1907, 1910, 1920, 1922, 1924 e 1925). Dal 1916 insegnò arte all'Istituto Industriale di Trieste, dove fun insegnante di Argentina Cerne.

Fu un irredentista entusiasta. Nel 1916, poco dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, disegnò una medaglia per celebrare l'auspicata futura integrazione di Trieste con l'Italia. Ciò fu poi nascosto all'interno di una scultura di Pentesilea su cui stava lavorando, in modo che quando le autorità austriache perquisirono il suo studio, non trovarono nulla. Quando l'Impero austro-ungarico crollò, il 30 ottobre 1918, insieme al suo amico pittore Sofianopulo corse fino alla Cattedrale di Trieste, entrò nel campanile e suonò le campane per festeggiare. Pubblicò una serie di stampe satiriche dal titolo I martiri della redenzione: Trieste austriaca sotto l'Italia.

Nel 1921 partecipò insieme ad Arduino Berlam al concorso nazionale per la decorazione della Basilica di San Francesco di Ravenna, classificandosi al secondo posto dopo Adolfo De Carolis.


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