Lauri Volpi Giacomo

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Giacomo Lauri Volpi, alla nascita Giacomo Volpi (Lanuvio, 11 dicembre 1892 – Burjassot, 17 marzo 1979), è stato un tenore italiano, fra i più celebri della prima metà del novecento. 

Tenore di spicco al Metropolitan di New York negli anni Venti, cantò splendidamente la Turandot di Puccini nella sua prima esecuzione americana (1926) e la Luisa Miller di Giuseppe Verdi. Giuseppe Adami, librettista di Turandot, ha affermato inequivocabilmente che la parte del principe Calaf è stata scritta da Puccini pensando alla voce di Lauri Volpi; anche se tale affermazione non è unanimemente riconosciuta è certo che Lauri Volpi è stato Calaf per "antonomasia" della sua generazione.

Riscosse grande successo per le sue esibizioni, nel 1929 e 1930, nel ruolo di Arnoldo alla Scala di Milano e in altri teatri italiani, nel centenario della prima esecuzione del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini.

Successivamente continuò a cantare nei teatri italiani ed europei sempre con grande successo subendo negli anni un declino vocale molto modesto consistente in una leggera perdita di smalto del settore medio-grave e nell'aggravarsi dei problemi di intonazione, ma che non intaccò mai la facilità e lo squillo fenomenale dei suoi acuti. Uno degli eventi più importanti della fase matura della sua carriera fu il debutto nell'Otello di Giuseppe Verdi nel 1942 alla Scala.

Visse tra Roma, (era proprietario di un villino a Via Bosio, vicino a quello di Luigi Pirandello, di cui era amico) e Burjassot (Spagna) ma trascorreva, seguito dalla moglie (Maria Ros, noto soprano spagnolo meglio noto con il nome di Asunción Aguilar) gran parte del suo tempo in giro per il mondo occupato nelle sue attività artistiche. Uomo di profonda cultura classica rimase legato a idee politiche di stampo ottocentesco; essenziale fu nella sua formazione l'esperienza come ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale che lo vide in prima fila nei combattimenti. Non aderì al fascismo, anche se i suoi ideali "tradizionali" potrebbero creare equivoci, ma fu sempre tenuto in grande considerazione da Mussolini e, al tempo stesso, guardato con sospetto dagli altri gerarchi perché, mai prono a nessun potere, non disdegnava d'incontrare uomini di stato e di cultura d'ogni fede politica. Il regime, in ogni caso, puntò su Gigli per costruire il mito del Tenore Italico, uomo più disponibile alle richieste dei potenti del momento. Quando scoppiò la Guerra civile spagnola utilizzò la sua "autorità artistica", con l'appoggio del consolato italiano di Valencia, perché si offrisse aiuto alla comunità italiana in Spagna e ottenne da parte di Mussolini l'invio dell'incrociatore Montecuccoli; sono del tutto prive di fondamento le voci di un sostegno economico offerto da Lauri Volpi alle forze reazionarie in Spagna.

La sua ultima recita fu nelle vesti di Manrico ne Il trovatore di Verdi a Roma nel 1959.


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