Albani Giovanni Gerolamo

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Giovanni Gerolamo Albani (Bergamo, 3 gennaio 1509 – Roma, 25 aprile 1591) è stato un politico, giurista e cardinale italiano della Chiesa cattolica, nominato da papa Pio V nel 1570.

Giovanni Gerolamo, o Gian Gerolamo Albani, nacque a Bergamo in una famiglia di notabili, da Caterina Pecchio e da Francesco Albani che si era guadagnato dai bergamaschi il lusinghiero appellativo di Padre della patria. A Bergamo fece i primi studi di grammatica e di retorica con Giovita Rapicio, un maestro nativo di Chiari che godeva di una consolidata fama umanistica, proseguendo poi gli studi superiori di diritto con Marco Mantua e Pietro Paolo Parisio nell'Università di Padova, dove si laureò in utroque iure nel 1529. Il rango nobiliare e il prestigio degli studi gli aprirono le porte della carriera politica e militare nella città di Bergamo: il doge Andrea Gritti lo nominò cavaliere aurato, una dignità di carattere militare che bene si confaceva alla tradizione della famiglia della sposa, Laura Longhi, discendente di Abbondio Longhi, segretario di Bartolomeo Colleoni. La Longhi gli diede sette figli, prima di morire prematuramente il 23 marzo 1540, venendo sepolta nella Chiesa di Sant'Agata nel Carmine. Rimasto vedovo, l'Albani non volle più risposarsi e continuò i suoi studi di diritto. La sua difesa delle prerogative delle gerarchie ecclesiastiche iniziò nel 1541 con lo scritto De cardinalatu e nel 1544 con il De potestate Papae et Concilii, nel quale l'Albani riaffermava il primato del papa sul concilio.. Nelle temperie della lotta contro l'«eresia» che i più zelanti difensori dell'ortodossia cattolica temevano si stesse diffondendo in città e nelle valli bergamasche, il 30 agosto 1550 l'Albani fu a capo di una delegazione di Anziani chiamata a valutare le accuse di luteranesimo lanciate dal frate Girolamo Finucci contro il vescovo Vittore Soranzo. Il francescano dovette ritrattare, pur senza intima convinzione, le proprie accuse, ma l'eco della vicenda giunse a Roma


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