Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours

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Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (Parigi, 11 aprile 1644 – Torino, 15 marzo 1724) fu l'ultima discendente dei conti del Genevese, erede dei duchi di Nemours, e delle baronie di Fossigny e di Beaufort.

Maria Giovanna Battista divenne duchessa nel 1665, quando Carlo Emanuele II decise di risposarsi dopo la morte della prima moglie, Francesca Maddalena d'Orléans. La madre del duca, Maria Cristina di Borbone-Francia, aveva già progettato un possibile matrimonio tra il figlio e la lontana cugina Giovanna, ma all'ultimo la scelta della futura duchessa ricadde sulla francese. Quando sia Francesca che Maria Cristina si spensero, a poca distanza l'una dall'altra, Carlo Emanuele II scelse di risposarsi con la lontana cugina.

Descritta da molti come una donna dal carattere freddo, autoritario ed animata da grandi ambizioni, quando anche il duca, ancora giovane, si spense a Torino, Maria Giovanna Battista,  assunse la reggenza del Ducato di Savoia fino alla maggiore età del figlio Vittorio Amedeo II.
Il suo desiderio di potere non si fermò al compimento da parte del figlio dell'età stabilita affinché quest'ultimo potesse salire al trono: ella cercò di far sposare al giovane Vittorio Amedeo la cugina Isabella Luisa di Braganza, figlia del re del Portogallo Pietro II e di sua sorella Maria Francesca di Savoia-Nemours, con la speranza di farlo diventare re a Lisbona. Se il figlio si fosse trasferito in terra portoghese, Giovanna Battista avrebbe potuto governare ancora a lungo in Piemonte.
Vittorio Amedeo II, intuendo il piano della madre e spinto dai suoi ministri, inscenò un colpo di Stato dichiarandola decaduta e priva di ogni autorità politica e Giovanna dovette piegarsi alla volontà del figlio. 

Lasciata in disparte dalla politica, Maria Giovanna Battista decise di dedicarsi all'arte: per suo esplicito ordine molte vie di Torino vennero ampliate, furono costruite chiese e, in particolare, fu ammodernato il Palazzo Madama, per opera dello Juvarra.

Oggi la salma è tumulata alla Sacra di San Michele, in un sarcofago in pietra nella navata sinistra della Chiesa.



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