D'Ondes Reggio Vito

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Vito D'Ondes Reggio (Palermo, 12 novembre 1811 – Firenze, 21 febbraio 1885) è stato un politico, giornalista, patriota e giurista italiano.

Vito d'Ondes Reggio nacque a Palermo il 12 novembre 1811 da una nobile famiglia di rango baronale: suo padre era infatti il barone Bartolomeo d'Ondes, procuratore nobile del Banco di Sicilia e sergente maggiore della milizia urbana, mentre sua madre, Gioacchina Reggio, apparteneva alla famiglia dei principi di Aci e Catena. Primogenito di ventidue figli (di cui solo sette sopravvissero), a 10 anni fu iscritto al collegio palermitano "Calasanzio", gestito dai padri delle Scuole Pie, dove ebbe come insegnate don Michelangelo Monti, letterato, poeta e professore di eloquenza all'Università di Palermo. Uscito di collegio, nel 1828 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo palermitano, ottenendo la laurea nel 1832. L'anno successivo scrisse la sua prima opera, Discorso politico sulla proprietà a fine di conoscere quella delle isole che nascono dal mare, dedicato al suo amico e compagno di studi Emerico Amari (del quale divenne cognato sposando la sorella Dorotea) e ispirato all'emersione, avvenuta due anni prima, nella acque del Canale di Sicilia, dell'Isola Ferdinandea, un isolotto vulcanico emerso e poi inabissatosi nel giro di pochi giorni, la cui sovranità fu rivendicata da ben tre nazioni: Inghilterra, Francia e Regno delle Due Sicilie. Nello scritto, d'Ondes Reggio sosteneva le rivendicazioni siciliane alla sovranità dell'isola, che apparteneva al regno borbonico per diritto di accessione. Ciò fu notato dal ministro della Giustizia Carlo Vecchioni, che decise di assumerlo in magistratura, nominandolo giudice di circondario a Novara di Sicilia, per poi promuoverlo alla pretura di Collesano, di Piana dei Greci e, dal 1837, di Misilmeri. il giovane magistrato siciliano continuò poi la sua carriera, divenendo, dopo essere stato nominato giudice di seconda classe, reggente del tribunale di Catania e, successivamente, di Palermo e di Trapani. Nella sua veste di magistrato manifestò la sua avversione al regime assolutista e la sua simpatia per le correnti politiche liberali. Socio dal 1840 del Regio Istituto di incoraggiamento di Sicilia, sorto per promuovere le innovazioni economiche dell'isola, Vito d'Ondes Reggio fu denunciato, insieme al cognato Amari e agli amici Francesco Ferrara e Raffaele Busacca dei Gallidoro, per aver propagato idee liberali accanto a quelle di libertà economica. a causa di ciò, oltre che per via delle sua amicizie sospette e dei suoi scritti politici, il magistrato nel 1844 venne allontanato dalla Sicilia e trasferito prima a Lucera, poi a Capua e infine a Chieti.


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