Boncompagni Ludovisi Luigi I

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Luigi I Boncompagni Ludovisi, noto anche come Luigi Maria (Roma, 29 aprile 1767 – Roma, 9 maggio 1841), fu il primo ed ultimo principe sovrano di Piombino dopo la Restaurazione a seguito della conquista napoleonica. 

Come suo padre, negli anni della giovinezza mantenne un atteggiamento spiccatamente anti-napoletano ed anti-spagnolo, ma dovette comunque assistere impotente all'entrata delle truppe napoleoniche nel feudo di Vignola e poi in quello di Sora nel 1796 per poi vedersi privato anche della possibilità di succedere al principato di Piombino, con l'Elba occupata dagli inglesi in risposta all'occupazione francese di Livorno. Nel 1801 il re di Napoli venne costretto a cedere alle condizioni dei francesi e fu in quel frangente che, pur non cancellando il piccolo principato di Piombino, i francesi imposero al sovrano napoletano di riconoscere loro la possibilità di nomina di un nuovo principe nei territori ormai annessi. Antonio II non venne quindi privato dei propri diritti al suo trono, ma formalmente ora la sua posizione poteva essere messa liberamente in discussione dal governo di Parigi ma come era facile immaginare, nel 1801 egli venne subito estromesso "formalmente" dal principato, venendone privato di tutti i diritti. Nel 1802 l'isola d'Elba venne definitivamente annessa alla Francia e nel 1805 il principato di Piombino venne ricostituito da Napoleone ed attribuito alla sorella Elisa.

Antonio II morì nel 1805 e Luigi, come primogenito ed erede di suo padre, preferì rimanere a Roma dove pure la sua famiglia poteva vantare un ricco patrimonio e numerosi agganci nella società aristocratica locale.

Quando l'impero napoleonico crollò nel 1814, con l'apertura del Congresso di Vienna, Luigi cercò di riottenere a sovranità perduta da suo padre sul piccolo principato di Piombino ed i principi riuniti formalmente gli riconobbero pienamente a febbraio il trono impropriamente espropriato dal Bonaparte ad Antonio II, ma alla fine del Congresso, appena un anno dopo, il 9 giugno 1815, gli venne imposto di rinunciarvi su pressione del granduca Ferdinando III di Toscana che era intenzionato a riunificare sotto la propria corona la Toscana intera (annettendovi anche lo Stato dei Presidi). Come compensazione per la perdita del principato di Piombino, Luigi venne ripagato con la somma di 800.000 francesconi toscani, col diritto di mantenere il titolo di principe di Piombino a livello puramente onorifico. Sugli altri feudi di famiglia, ed in particolare sul ducato di Sora, secolarmente assegnato alla sua famiglia, Luigi non avanzò pretese essendo questi andati perduti a favore dello Stato Pontificio da poco ricostituito sotto la sovranità del papa. Col denaro ricavato da questa transazione, Luigi acquistò terreni e palazzi nello Stato della Chiesa a cui si sentiva sempre più legato.


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