Mario Pieri (Corfù, 24 febbraio 1776 – Firenze, 20 maggio 1852) è stato un letterato greco.
Visse alcuni anni a Padova, dove, frequentando l'Università, entrò in contatto con quella che sarà la sua figura di riferimento, Melchiorre Cesarotti, da lui chiamato “gran padre”. Con Cesarotti stabilì uno stretto rapporto: ne registrò le lezioni trascrivendole sul suo Diario o Giornale, annotandovi i momenti salienti delle conversazioni letterarie che intratteneva col “maestro”.
Nel 1808 si trasferì a Treviso, nel cui liceo aveva ottenuto la cattedra di Belle Lettere e di Storia, ma si sottrasse spesso al poco gradito soggiorno con viaggi a Padova, Venezia, Verona, Milano, ma anche a Firenze, Pisa, Livorno, Napoli, Torino, Roma. Questi viaggi gli permisero i contatti con la società più in vista, la frequenza dei salotti letterari e la conoscenza degli esponenti della cultura.
Numerosi i letterati con cui ebbe rapporti: Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, Ippolito Pindemonte, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Benedetto del Bene, Antonio Cesari, Gian Stefano Carli, Antonio Canova, Raffaello Morghen, Bertel Thorvaldsen, Niccolò Tommaseo e Giambattista Niccolini.
Nell'ottobre 1815 Pieri ottenne temporaneamente dal governo asburgico la cattedra di Storia Universale dell'Università di Padova. Nell'agosto 1823 si trasferì a Firenze, dove iniziò a frequentare soprattutto Niccolini, Vieusseux, Capponi, le case Certellini e Rosellini e la conversazione di Carlotta de' Medici Lenzoni.
A Firenze collaborava all'"Antologia" di Vieusseux, e continuò a dedicarsi intensamente ai suoi studi. Nel 1824 gli fu offerta la cattedra di Letteratura italiana nella Università appena costituita a Corfù, ma Pieri decise di rinunciarvi per trascorrere tutto il resto della sua vita a Firenze, dove morirà il 20 maggio 1852.
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