D'Ovidio Francesco

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Francesco D'Ovidio (Campobasso, 5 dicembre 1849 – Napoli, 24 novembre 1925) è stato un filologo e critico letterario italiano. 

Poi, sempre in giovane età, ottenne nel 1876 la cattedra di storia comparata delle lingue neolatine presso l'ateneo napoletano, mantenendola fino agli ultimi mesi della sua vita. Attestati di benemerenza per il lavoro che svolse gli furono attribuiti da Niccolò Tommaseo e Benedetto Croce, anche se quest'ultimo - specie per le « sottili e talvolta eccessivamente minuziose » indagini dantesche, parlò ironicamente di « questioni (...) d'ovidiane e non dantesche ».

Socio di un importante circolo letterario partenopeo, presiedette per un quadriennio l'Accademia dei Lincei, e divenne socio di quella della Crusca, e dell'Arcadia. Nel suo lavoro d'indagine letteraria si interessò di Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Torquato Tasso.

Per quanto riguarda la storia della lingua italiana, « la posizione di D'Ovidio (di "pratico buon senso" come riconobbe Benedetto Croce) fu quella di adottare come norma il fiorentino, come sosteneva l'ammirato Manzoni, ma corretto dalla lingua della tradizione letteraria ».

Fu candidato al Premio Nobel per la letteratura, e nel 1905 venne nominato senatore.

Francesco D'Ovidio si occupò anche degli aspetti connessi al modo di parlare derivanti dal dialetto campobassano, e dedicò un suo scritto alla ricorrenza del Primo centenario della Provincia molisana. Il suo slancio fu sempre teso al miglioramento morale e sociale degli abitanti della sua terra natia ed alla manifestazione organizzata in occasione del quarto di secolo dalla sua morte intervenne il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.


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