Franceschi Ferrucci Caterina

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Caterina Franceschi Ferrucci (Narni, 26 gennaio 1803 – Firenze, 28 febbraio 1887) è stata una scrittrice, poetessa, patriota ed educatrice italiana. 

Insieme al marito Caterina aderì al moto rivoluzionario del 1831: la loro partecipazione si limitò ad alcuni scritti, in uno dei quali il pur cattolico Ferrucci chiamava il dominio pontificio «acerbissima tirannide». Quando in aprile fu ristabilito anche a Bologna il potere temporale, Ferrucci fu in un primo tempo estromesso dall'insegnamento e poi riammesso dopo un'umiliante ritrattazione. Guardato con sospetto e negatagli ogni possibilità di avanzamento di carriera, nel 1836 Ferrucci decise di trasferirsi con Caterina ed i due figli a Ginevra, presso la cui Università aveva ottenuto, grazie alle raccomandazioni di Camillo Cavour e del latinista Carlo Boucheron, la cattedra di letteratura latina.

A Ginevra Caterina tenne in francese, dal 1838, un libero corso sulla letteratura italiana, inaugurato con la lezione L'état actuel de la poésie en Italie (Lo stato attuale della poesia in Italia), trattandovi il tema della contrapposizione tra romantici e classicisti sotto una visuale più equilibrata che nel passato, criticando, nel moderno classicismo, la stanca imitazione degli antichi, e apprezzando di contro le novità introdotte dalla letteratura romantica, quali i temi storici e l'ispirazione cristiana.

Restava tuttavia la nostalgia dell'Italia: dopo aver cercato invano un accomodamento con le autorità pontificie, il Ferrucci riuscì a ottenere nell'ottobre del 1843 la cattedra di storia e archeologia nell'Università di Pisa e, dal 1845, quella di lettere classiche. Le illusioni, indotte anche nella famiglia Ferrucci dall'elezione di Pio IX, spinsero Michele a partecipare alle manifestazioni filopapali organizzate a Livorno nel 1847 da Giuseppe Montanelli e ad arruolarsi, insieme con il figlio Antonio, nel battaglione degli studenti toscani che combatterono vittoriosamente il 29 maggio 1848 a Curtatone.

Da parte sua, Caterina inviò al nuovo pontefice i componimenti elogiativi l'Esaltazione al pontificato e l'Amnistia, pubblicò articoli politici sul quotidiano bolognese Il Felsineo e il libretto Della repubblica in Italia: considerazioni, uscito a Milano nel 1848. Inviò lettere al Minghetti e, naturalmente, al marito e al figlio, nelle quali la Franceschi mostrava un notevole spirito patriottico e liberale ed esortava i famigliari a compiere fino in fondo il loro dovere di combattenti. Con la restaurazione austriaca, seguita alla sconfitta del movimento liberale, il moderato Ferrucci si adeguò tuttavia al nuovo clima, salvando così la propria cattedra universitaria dalle epurazioni ordinate dal granduca Leopoldo tra i professori democratici e ottenendo anche quella di letteratura italiana.

Nel 1847 Caterina aveva intanto pubblicato a Torino il volume Della educazione morale della donna Italiana, in cui affrontava il tema dell'istruzione femminile. Sulla base delle idee di Vincenzo Gioberti, la Franceschi sosteneva che devono essere le madri ad assumersi l'onere di educare i figli - e non già la scuola clericale - e pertanto esse stesse devono essere istruite a svolgere un compito tanto delicato e impegnativo. I principi fondanti dell'educazione consistono nello sviluppo dell'idea del buono, del vero e del bello nelle menti dei fanciulli, in modo che nelle generazioni degli Italiani si produca un profondo rinnovamento civile e spirituale.

La Franceschi si dedicò alla Educazione intellettuale delle giovani italiane, che devono essere educate nel ripudio di ogni forma di materialismo e nell'insegna dello spiritualismo e alle Letture morali ad uso delle fanciulle, mentre, nel 1854, pubblicò Degli studi delle donne italiane. Trasferitasi nuovamente a Pisa, nel 1858 completò i due volumi de I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, l'esempio, secondo la Franceschi, di quanto di meglio gli Italiani seppero creare nel campo del bello e un modello di ispirazione per i contemporanei.

Nel 1857 morì la figlia Rosa, poco più che ventenne, e la madre pubblicò alcuni suoi scritti e una breve memoria; seguì da allora un lungo silenzio. Il 13 giugno 1871 venne eletta dall'Accademia della Crusca prima donna membro corrispondente; in tale occasione stese il discorso Della necessità di conservare alla nostra lingua e alla nostra letteratura l'indole schiettamente Italiana. Nel novembre del 1875 ebbe un ictus: la paralisi e il lutto prolungato a seguito della morte della figlia e poi del marito, nel 1881, la isolarono completamente: andò a vivere a Firenze nella villa del nipote Filippo, dove morì il 28 febbraio 1887. 


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