Barzini Luigi

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Luigi Giorgio Barzini (Milano, 21 dicembre 1908 – Roma, 30 marzo 1984) è stato un giornalista e politico italiano. 

Iniziò dall'ultimo gradino, quello di praticante e scalò tutte le posizioni, fino ad essere promosso inviato nel 1934: dapprima a New York, poi in Messico (1935). Nel 1935-36 fu inviato speciale in Etiopia durante la campagna italiana. Rimase undici mesi al seguito della spedizione italiana. Si distinse in particolare per il resoconto della battaglia per la presa di Azbì, che gli valse una decorazione al valor militare. Nel 1937 firmò una serie di articoli dalla Cina invasa dai giapponesi. Arrivato a Nanchino, dovette abbandonare la città a causa della battaglia che vi infuriava. Salì con il collega Sandro Sandri sulla cannoniera statunitense «Panay», da dove inviò una memorabile corrispondenza. L'aviazione giapponese bombardò la nave, che affondò, e quel giorno Barzini vide morire il suo compagno di viaggio. Nel 1939 si fidanzò con Giannalisa Gianzana Feltrinelli, vedova di Carlo Feltrinelli, magnate della finanza lombarda, conosciuta tre anni prima.

All'inizio del 1940 assunse l'incarico di corrispondente da Londra, uno dei più ambiti al «Corriere». In aprile tornò in Italia per sposarsi con Giannalisa ad Amalfi. Pochi giorni dopo fu arrestato con l'accusa di rivelazione di segreto militare (25 aprile 1940). Condannato a cinque anni di confino, venne obbligato inizialmente a risiedere ad Amalfi. Nel 1941 ottenne, grazie all'interessamento del padre, il trasferimento a Milano, dove visse fino all'8 settembre 1943 in regime di sorvegliato speciale.

Nel 1942 fu rilasciato. In quell'anno nacque la prima figlia, Ludina. In seguito si trasferì con la famiglia all'Argentario (in Toscana), nella tenuta della moglie. Nel 1943 nacque la seconda figlia, Benedetta. Dopo la liberazione di Roma Barzini si trasferì nella capitale, dove fondò e diresse «Libera Stampa» (1944). Nel 1945 fondò con l'aiuto finanziario della moglie una società editoriale, "Servizio informazioni stampa italiana". La società pubblicò il quotidiano «Il Globo», nato il 1º febbraio di quell'anno, e l'agenzia di stampa «Sì». Nello stesso periodo Barzini fu capo ufficio stampa del Partito Liberale. Convinto anticomunista, il suo matrimonio con la vedova Feltrinelli lo rese anche patrigno di Giangiacomo Feltrinelli, editore e attivista politico di sinistra, con cui Barzini instaurò un rapporto conflittuale. Successivamente raggiunse la famiglia a Milano. Anche il padre si trovava nel capoluogo lombardo, alla ricerca di un lavoro. Barzini senior non poté essere ospitato nella casa del figlio a causa del veto della nuora, Giannalisa. La notizia della sua morte, avvenuta in solitudine e povertà il 6 settembre 1947, procurò al figlio un grande dolore.

Separato dalla moglie, Barzini decise di ricostruirsi una vita autonoma. Si sposò in seconde nozze con Paola Gadola ed ebbe altri tre figli: Luigi, Andrea e Francesca. Dopo aver lasciato la direzione del «Globo», nel dicembre 1948 iniziò a collaborare al nuovo rotocalco «La Settimana Incom illustrata», versione stampata del famoso cinegiornale Incom. Barzini tenne una rubrica fissa ("Almanacco dei sette giorni"), in cui esaminò e commentò gli avvenimenti salienti accaduti durante la settimana; assunse per un breve periodo anche la direzione (1950). Dopo aver ceduto la direzione continuò a collaborarvi come inviato.

Nel 1953 ritornò al «Corriere della sera» e vi rimase fino al 1962. Scrisse anche per «L'Europeo» e «La Stampa» di Torino. In politica fu deputato del PLI per tre legislature: III (1958-63), IV (1963-1968) e V (1968-1972). Celeberrimo il suo libro Gli italiani (The Italians), tradotto in tutto il mondo.

Nel giugno del 1973 fu designato alla direzione del «Messaggero» dall'editore Edilio Rusconi che aveva acquistato il pacchetto azionario di Ferdinando Perrone. Successivamente dovette rinunciare all'incarico, a causa dell'ostilità di una parte della redazione che si era arroccata in difesa del direttore uscente Alessandro Perrone che era anche comproprietario al cinquanta per cento della testata.


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