Ardigò Roberto

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Roberto Ardigò (Casteldidone, 28 gennaio 1828 – Mantova, 15 settembre 1920) è stato uno psicologo, filosofo e pedagogista italiano.

Roberto Felice Ardigò nacque a Casteldidone, in provincia di Cremona, il 28 gennaio 1828, da Ferdinando Ardigò e Angela Tabaglio. A causa delle difficoltà economiche della famiglia, un tempo agiata, si dovette spostare a Mantova, dove il padre trovò lavoro presso i cognati. La madre era profondamente religiosa, mentre il padre sostanzialmente indifferente in materia. Egli ne avrà sempre profondo rispetto e un forte legame, come anche con la sorella. Studiò a Mantova, per poi iscriversi nel 1845 al liceo del seminario vescovile ed integrare il seminario di Milano. Proseguì successivamente a Mantova, gli studi teologici. Fu ordianto sacerdote nel 1851.
Nel 1870 pubblicò La psicologia come scienza positiva e nel 1876 tentò di istituire presso il Liceo di Mantova un Gabinetto per le ricerche psicologiche. Nel metodo di insegnamento, poi, privilegiava il personale e diretto coinvolgimento degli allievi, sollecitandoli al libero dialogo, con una attenta analisi di brani critici e dei filosofi, cosa non troppo gradita alle gerarchie ecclesiatiche e al Ministero dell'Istruzione. Già preda di una crisi religiosa molto forte, che lo portò infine a divenire ateo[4], tutta questa polemica lo condusse appunto a smettere l'abito ecclesiastico nel 1871, a 41 anni, dopo aver aderito ormai completamente alle posizioni positiviste ed evoluzioniste, che andavano nettamente in contrasto ai dettami della Chiesa Cattolica del tempo, e aver attaccato apertamente il dogma dell'infallibilità papale. Alla fine, Ardigò venne anche scomunicato, ultimo atto della polemica contro la Chiesa di cui aveva fatto parte.


Considerato tra i padri della psicologia scientifica italiana per aver promosso una concezione scientifica della psicologia, concepì una complessa teoria della percezione e del pensiero che non ebbe completa dimostrazione sperimentale. Nel 1882 Ardigò svolse uno dei suoi maggiori esperimenti in campo psicologico sperimentale, sulle condizioni dell'adattamento visivo su prismi ottici. Diverse furono le materie che insegnò nei lunghi anni d'insegnamento universitario fino alla data del 1º giugno 1909 quando fu collocato a riposo. Fu, altresì, preside della facoltà di filosofia e lettere dal 1899 al 1902. Il 16 ottobre 1913 fu nominato senatore del Regno ma fu impossibilitato a raggiungere Roma per il giuramento. Durante la sua vita elogiò Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, criticò la massoneria[10] (in quanto la riteneva non necessaria in uno stato ormai libero) ed espresse idee fortemente repubblicane.


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