Rubini Giovanni Battista

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Giovanni Battista Rubini (Romano di Lombardia, 7 aprile 1794 – Romano di Lombardia, 3 marzo 1854) è stato un tenore italiano, vera leggenda dell'opera lirica del primo Ottocento. 

L'ormai irreversibile declino dei castrati, che fino a pochi decenni prima dominavano le scene operistiche, aprì al giovane Rubini nuove opportunità di affermazione e di successo. Dotato di un eccezionale registro acuto e sovracuto, Rubini era infatti capace di avvicinare le estensioni dei contraltisti e con una dolcezza e morbidezza di suono fino ad allora mai udite.

Con intelligenza e maestria, con studio e applicazione seppe modellare la sua voce all'evolversi dei gusti del pubblico e alle esigenze tecniche dei compositori. La sua estensione vocale era di dodici note, dal Mi bemolle al Si di petto e raggiungendo di testa, col ricorso al falsettone, il Fa e il Sol sopra il rigo e il passaggio dalla voce di petto a quella di testa era tanto spontaneo quanto impercettibile per un risultato prodigioso. Alla morbidezza e dolcezza, ai trilli e gorgheggi impareggiabili della prima maniera, seppe acquistare alla sua voce impareggiabile potenza e pienezza, mantenendo intatto il timbro squillante, l'agilità, la freschezza ed espressività. Perfezionò la tecnica di respirazione imparando ad economizzarne la forza, grazie alla quale e al suo ampio torace in cui i polmoni potevano espandersi liberamente e alla sua capacità di svuotarli e riempirli in un attimo, ascoltandolo anche una sola volta nel dispiegarsi trionfale dei suoi acuti fino ai confini dell'estensione tenorile, non era infrequente rimanerne incantati. Illustri estimatori, oltre ai già citati compositori italiani: Beethoven, Fryderyk Chopin, Liszt. Di parere contrario, invece, Wagner che ebbe a definire la voce di Rubini più simile ad un belato che ad un canto; anche Berlioz mostrò di non gradire particolarmente il tenore italiano.

Se pur fisicamente di fattezze grossolane, sul palcoscenico emanava un fascino ammaliante col quale incantò le platee d'Europa, rifiutando per volontà sua di cimentarsi con quelle d'oltre oceano, affermandosi come il più grande tenore dell'Ottocento e vera leggenda del teatro d'opera, contribuendo anche a creare qualche difficoltà ai tenori moderni, dotati certamente di qualità eccelsa ma tecnicamente condizionati dall'evoluzione del gusto del pubblico e quindi tendenti a coltivare tutta la gamma d'estensione timbrica della propria voce e non specificatamente solo gli acuti. Vero è anche che molti ruoli, soprattutto belliniani e donizettiani, furono concepiti espressamente per Rubini e i suoi funambolismi, che al giorno d'oggi possono essere affrontati soltanto da pochissimi artisti.

Contribuì alla sua fortuna e alla costruzione di una favolosa carriera artistica trentennale, oltre alla sua voce eccezionale, la formidabile memoria musicale che gli consentiva di memorizzare in breve tempo decine di opere: il suo repertorio comprendeva cinquanta compositori e centocinquanta opere memorizzate e immediatamente eseguibili, senza contare la musica vocale da camera.


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