Melato Maria

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Maria Melato (Reggio nell'Emilia, 16 ottobre 1885 – Lucca, 24 agosto 1950) è stata un'attrice italiana di teatro, radio e cinema. 

Fu con lui dal 1909 al 1921 componendo con Annibale Betrone e Alberto Giovannini una famosa triade: fino al 1918 con un repertorio classico, in seguito sperimentando testi più attuali e di moderna problematica come quelli di Luigi Pirandello come Così è (se vi pare), e altri autori come Rosso di San Secondo, Massimo Bontempelli, Gabriele D'Annunzio.

La Melato si cimentò anche in campo cinematografico interpretando alcune pellicole: Ritorno del 1914, Anna Karenina del 1917, Il volo degli aironi del 1920, tutte, purtroppo, andate perdute. Nel 1921 la svolta: Maria Melato lasciò la compagnia di Talli e divenne capocomica con Bentrone. Iniziò per lei il periodo di maggior fervore artistico in cui si occupò contemporaneamente di ogni aspetto del "fare teatro", dalla regia all'adattamento dei testi, dalla formazione degli attori all'ideazione dei costumi. Dal 1922 in poi forma diverse compagnie teatrali; nel '23 e '25 portò i suoi spettacoli in America Latina ottenendo grande successo; nel 1927 trionfò al Vittoriale nell'interpretazione di La figlia di Jorio di D'Annunzio. Negli anni Trenta la Melato dovette tornare a temi e autori più tradizionali, assecondando gli orientamenti del momento e formando una compagnia propria ancora con Bentrone e con la regia di Luigi Carini. Accostata dai suoi ammiratori alla Duse per la stessa tensione emotiva e per la sensibilità esasperata, possedeva un registro vocale che la induceva a compiacimenti fonici eccessivi, tanto da essere maliziosamente accusata di `cantare'. Nel triennio 1937-40 fu protagonista de La duchessa di Padova di Oscar Wilde e della Tosca di Victorien Sardou accanto a Piero Carnabuci e Gino Sabbatini, mentre nel dopoguerra ripropose D'Annunzio, Mario Praga, Dario Niccodemi, Jean Cocteau e altri. In particolare nel 1938, è associata alla Compagnia Ninchi-Abba-Pilotto. In seguito alle vicissitudini della guerra, l'attrice, ormai sessantenne, cominciò a perdere terreno; per lei rimasero solo alcune recite di secondo piano e il lavoro radiofonico congedandosi dalle scene (1948) con Casa paterna di Sudermann, prima di ritirarsi in Versilia. Poco significative le sue interpretazioni cinematografiche, sia nel muto sia nel parlato. Morì il 24 agosto del 1950 a seguito di una brutta caduta dal treno proprio mentre tentava di raggiungere Torino per la trasmissione radiofonica La sacra fiamma di W. Somerset Maugham.



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