Ramo Luciano

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Luciano Ramo nacque a Napoli il 19 dicembre 1886 da Vincenzo, avvocato attivo nella politica cittadina, e da Alfonsina Navarra.

Esordì come «scolaro caricaturista» mentre studiava al liceo ginnasio Vittorio Emanuele II di Napoli, pubblicando sulle pagine del periodico umoristico Monsignor Perrelli caricature di professori di scuola e di uomini politici napoletani, tra i quali il padre, assessore supplente della giunta presieduta dal liberale monarchico Celestino Summonte nel 1900. 

Ormai «in primissima linea fra i cartellonisti e gl’illustratori umoristici d’Italia», Ramo fornì disegni di copertina, illustrazioni, pupazzetti e caricature per diverse riviste, tra cui Varietas, Ars et Labor, e il Cestino da viaggio, trimestrale umoristico «preparato principalmente per i viaggi ferroviari», di cui fu tra i fondatori e principali animatori. Per La Freddura scrisse anche alcuni articoli critici dedicati ai colleghi Adriana Bisi Fabbri, Ezio Castellucci, Enrico Sacchetti, agli inizi del 1914.

Nel frattempo, ai mestieri di giornalista e caricaturista, Ramo aveva affiancato quello di «disegnatore elegante, moderno, decorativo», che lo portò a muoversi in un orizzonte creativo sempre più variegato: «dal cartellone di tipo o di ambiente elegante alla composizione di un quadro decorativo da salotto, dalla visione di un gruppo mondano alla creazione di toilettes per signora». Intorno al 1913 fondò l’Atelier Ramo, che si servì della collaborazione di Aldo Bruno (pseudonimo di Aldo De Luca, fratello di Pasquale), conquistandosi la «fiducia delle più quotate ditte industriali ed editoriali» e attirando «sempre di più l’attenzione di capicomici, autori di teatro, proprietari di cinema, divi e divette del teatro di varietà», con manifesti in cui campeggiavano frivole figure femminili ritratte in ambienti mondani – si vedano il cartellone per l’operetta Yvonne di Camillo Antona Traversi e Carlo Vizzotto, e quello per Suzi di Franz Martos. Tra i casi più significativi di questa produzione, vi fu certamente il manifesto dedicato a Ettore Petrolini, risalente verosimilmente al 1913, in cui Ramo costruì un efficace contrasto tra l’impostazione bidimensionale, a silhouette, del corpo dell’attore, vestito in blu e bianco, e l’effetto a rilievo del suo volto arancione.

Ramo fu in effetti attivo nel campo propagandistico fin dal dicembre del 1914, quando mise in commercio una serie di otto cartoline umoristiche interventiste intitolate I proverbi e la guerra. 

Chiusa l’esperienza con Za-Bum, dalla metà degli anni Trenta si dedicò assiduamente agli allestimenti teatrali, dirigendo la compagnia di Dina Galli e curando le regie di diversi spettacoli, non solo di rivista, come Bertoldissimo di Falconi e Oreste Frattini messo in scena dalla compagnia Schwarz nel 1937, ma anche di prosa. In quella fase alternò la pratica teatrale con la scrittura di articoli giornalistici per riviste di settore (Scenario, L’Opera comica, Il Pomeriggio, Film, Dramma) e non (La Stampa), che lo condussero alla successiva scrittura dell’importante Storia del Varietà del 1956. Fu attivo anche nel secondo dopoguerra: fondò e diresse una compagnia di prosa al Teatro Sant’Erasmo di Milano intesa a promuovere la rinascita del teatro dialettale milanese, con opere d’ispirazione portiana come El Marchionn di gamb avert di Ciro Fontana, rappresentata il 30 ottobre 1956.

Morì a Milano il 26 giugno 1959.


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