Grossi Tommaso

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Tommaso Grossi (Bellano, 23 gennaio 1790 – Milano, 10 dicembre 1853) è stato uno scrittore e poeta italiano, amico di Carlo Porta e di Alessandro Manzoni. 

Voltosi a interessi letterari, nel 1816 diffuse anonimamente a Milano la Prineide, un poemetto satirico in milanese e in sestine di endecasillabi; il poema è incentrato su un'immaginaria conversazione con il fantasma del ministro delle Finanze del Regno d'Italia, Giuseppe Prina, che fu linciato dalla folla il 20 aprile 1814 perché accusato ingiustamente di malversazione; nel testo, definito da Stendhal «la maggiore satira che la letteratura abbia prodotto nell'ultimo secolo», si biasimava la situazione della città sotto il regno Lombardo-Veneto, con termini offensivi verso l'imperatore. Il Grossi, sospettato, fu arrestato dalla polizia austriaca e confesso di esserne l'autore; fu rilasciato senza ulteriori conseguenze.

Seguì la pubblicazione della novella La fuggitiva, in 59 ottave e ancora in dialetto milanese, che l'anno dopo il Grossi traspose in lingua italiana, con un risultato di minore efficacia per l'uso di forme retoriche e auliche inappropriate alla resa del soggetto. Si narra, in prima persona, la vicenda di una ragazza che abbandona la famiglia per seguire segretamente il fidanzato e il fratello, arruolati nella Grande Armata impegnata nella campagna di Russia. I due militari muoiono in battaglia - ma il fidanzato avrà il tempo di riconoscerla - e la giovane, tornata in Italia, muore a sua volta nella sua casa, chiedendo perdono ai genitori.

L'amicizia con Carlo Porta fu di grande importanza per la scelta del dialetto e del genere satirico - col poeta milanese scrisse nel 1818 il Giovanni Maria Visconti e le Sestinn per el matrimoni del sur cont don Gabriel Verr con la sura contessina donna Giustina Borromea nel 1819 - oltre ad avere in comune il rifiuto del classicismo. Quando il Porta morì, Grossi lo ricordò con una breve biografia e con le sestine In morte di Carlo Porta, pubblicate nell'edizione del 1821 delle poesie di Carlo Porta.

Il successo de La fuggitiva - dovuto al favore di cui godeva allora presso il pubblico borghese il genere sentimentale e avventuroso - stimolò nel 1820 il Grossi a scrivere in italiano un'altra novella in 326 ottave, Ildegonda. Ambientata in un Medioevo di maniera, è la vicenda dell'amore di Ildegonda, contrastata dal padre e dal fratello, per il nobile cavaliere Rizzardo; Ildegonda muore in un convento. 

La diavoleria citata dal Manzoni era il poema storico nazionale I Lombardi alla prima crociata, pubblicato nel 1826; in esso Grossi tentò, pur senza sortire l'effetto sperato, di effettuare una sorta di "rivisitazione", secondo i propri intendimenti più scorrevole e aggiornata, della Gerusalemme liberata di Tasso. Con le sue 3500 copie risultò l'opera letteraria con più alta tiratura del tempo e ispirò, alcuni decenni più tardi, il melodramma omonimo di Giuseppe Verdi (1843). L'imitazione tassiana incontrò le critiche stilistiche di De Sanctis, che rimproverò al poema la mancanza dell'eroico, dimensione caratteristica della Gerusalemme .

Successivamente si dedicò al romanzo storico di ambientazione trecentesca Marco Visconti (1834), che ebbe subito delle traduzioni in francese, inglese, tedesco e spagnolo.

Nel 1838 si sposò e divenne notaio; lasciò la casa di Manzoni e si dedicò alla scrittura solo occasionalmente.

Nel 1848 scrisse un Cantico per la vittoria delle Cinque giornate di Milano e fu direttore generale dei Ginnasi per il governo provvisorio. Come notaio stese inoltre l'atto ufficiale con i risultati del plebiscito delle province lombarde per l'unione al Regno di Sardegna. Al ritorno degli austriaci fuggì per pochi mesi a Lugano.


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