Alfieri Dino

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Edoardo Alfieri detto Dino (Bologna, 8 dicembre 1886 – Milano, 2 gennaio 1966) è stato un politico e diplomatico italiano, Ministro della cultura popolare nel governo Mussolini dal 1937 al 1939. 

Sotto il regime fascista Alfieri ebbe vari incarichi: dapprima fu presidente dell'Istituto fascista di cultura di Milano (di cui era stato anche fondatore) e dell'Ente nazionale della cooperazione dal 1925 al 1929; successivamente, dal 9 novembre 1929 al 20 luglio 1932 entrò nel governo Mussolini come sottosegretario al ministero delle Corporazioni, il cui dicastero era retto in quel periodo da Giuseppe Bottai. Nel 1932 fu direttore della Mostra della Rivoluzione Fascista, che aveva ideato come direttore dell'Istituto fascista di cultura di Milano.

Il 15 gennaio 1933 fu nominato presidente della Società italiana degli autori ed editori, incarico che mantenne fino al 1936. Il 22 agosto 1935 tornò al governo come sottosegretario del neocostituito ministero della Stampa e Propaganda, che di fatto resse personalmente nei giorni della guerra d'Etiopia essendo Galeazzo Ciano al fronte: questa grande responsabilità, unita al sodalizio che si venne a creare tra Alfieri e il genero del Duce, gli permise di diventare uno dei gerarchi più in vista.

L'11 giugno 1936, dopo che Ciano aveva assunto il ministero degli Esteri, Alfieri divenne ministro per la Stampa e la Propaganda (ribattezzato dicastero della Cultura Popolare dal 27 maggio 1937). Quinto Navarra, usciere di palazzo Chigi e commesso di Mussolini, ricordò nelle sue memorie come Alfieri fosse il gerarca più rimproverato dal dittatore, ma anche quello che sapeva incassare meglio le sfuriate. Nel 1938 Alfieri, sottoscrivendo il Manifesto della razza ("Manifesto degli scienziati razzisti"), si dichiarò favorevole all'introduzione delle leggi razziali fasciste.

Nell'ottobre del 1939 gli venne comunicato l'imminente licenziamento dal ministero e Ciano scrisse di volerlo "tenere a galla" facendolo nominare o presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni o ambasciatore presso la Santa Sede: quest'ultima sortita riuscì e Alfieri iniziò la sua attività diplomatica in Vaticano il 9 novembre. Subito si mise all'opera per organizzare uno scambio di visite tra Vittorio Emanuele III e Pio XII: gli incontri avvennero tra il 21 e il 28 dicembre e diedero molta popolarità ad Alfieri, essendo questa la prima uscita ufficiale del Pontefice dal 1870.

Nel maggio del 1940, dovendosi sostituire l'ambasciatore a Berlino Bernardo Attolico, Mussolini conferì questa carica proprio ad Alfieri, che allo scoppio della Seconda guerra mondiale era stato un fautore della non belligeranza italiana: volendo sottolineare la scialba personalità del nominato, Michele Lanza scrisse che "tale scelta indicava chiaramente che, nell'attuale momento, il nostro governo vuole a Berlino un rappresentante di parata che non faccia della politica, non sollevi questioni, e non scriva rapporti".


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