Bonaparte Luciano

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Luciano Bonaparte (Ajaccio, 21 maggio 1775 – Viterbo, 29 giugno 1840) è stato un politico francese, fratello dell'imperatore Napoleone Bonaparte, più tardi principe di Canino e Musignano. 

Entrò nell'organizzazione dell'intendenza militare grazie alla sua appartenenza ai Club rivoluzionari (al tempo si faceva chiamare Bruto Buonaparte). Fu commissario di guerra nell'armata del Reno (1795), poi in Corsica (1796) ed infine riuscì a farsi eleggere deputato nel Consiglio dei Cinquecento (1798), ancorché privo dell'età minima prevista. Sostenne in quella sede i diritti delle vedove di guerra e quello della libertà di stampa.

Eletto Presidente del Consiglio dei Cinquecento, consentì la riuscita del colpo di Stato del 18 brumaio sciogliendo la seduta poco prima che il fratello Napoleone fosse messo fuori legge dal Consiglio. Fu lui stesso che, uscendo dalla sala di Saint-Cloud in cui si svolgeva la seduta, gridò ai veterani schierati all'esterno e comandati da Gioacchino Murat e dal Leclerc che nell'aula erano comparsi dei pugnali con i quali alcuni congiurati avrebbero cercato di colpire il generale Bonaparte. La scena successiva, in cui Luciano estrasse un pugnale puntandolo contro il fratello dichiarando "Non esiterei io stesso a pugnalare mio fratello, se attentasse alla libertà dei francesi", fu la prova della sua buona fede e mosse i militari ad intervenire nel senso richiesto, provocando così la cacciata dei deputati da parte delle truppe.

Divenne subito dopo Ministro dell'Interno e poi ambasciatore a Madrid (1800).

Rimasto vedovo di Christine Boyer (1800), che aveva sposato nel 1794, sposò Alexandrine de Bleschamp, vedova del banchiere Jouberthon, entrando per questo in contrasto con il potente fratello che aveva per lui altri piani. Costretto per questo all'esilio, si stabilì a Roma nel 1804.

Qui ottenne l'amicizia di papa Pio VII sostenendo nel 1801 la necessità di un regime concordatario fra la repubblica francese e la Chiesa. Si stabilì a Canino (provincia di Viterbo), che il papa successivamente farà assurgere a principato per lui. Nel 1809, con l'annessione di Roma e degli stati pontifici alla Francia, costretto praticamente in una sorta di arresti domiciliari ed obbligato a chiedere l'autorizzazione al governatore militare francese per qualsiasi atto, si rassegnò nuovamente all'esilio e s'imbarcò per gli Stati Uniti, ma la nave sulla quale viaggiava fu catturata dagli inglesi che lo tradussero in Inghilterra (1810), nel Worcestershire, ove godette di una certa libertà di movimenti e, soprattutto, di attività culturale, lavorando ad un poema che aveva per soggetto Carlo Magno. Durante quel periodo di residenza obbligata gli nacque il decimo figlio (il sesto dalla seconda moglie), Luigi Luciano. Poté lasciare l'Inghilterra nel 1814, dopo l'invio in esilio, all'isola d'Elba, del fratello imperatore.

Riconciliatosi con il fratello Napoleone quando iniziarono i Cento Giorni, dopo Waterloo si ritirò prima in Inghilterra e poi nuovamente a Roma.

Nel 1814 fu nominato da Papa Pio VII Principe di Canino. 

Proscritto dai Borboni durante la Restaurazione, si stabilì definitivamente in Italia nella sua residenza di Canino. Il 21 marzo 1824 papa Leone XII lo insignì del titolo di principe di Musignano, come ricorda anche un monumento eretto dagli abitanti di Canino. Nel 1837 papa Gregorio XVI lo nominò principe Bonaparte.

Uomo di lettere, fine pensatore, trascorse il resto della sua esistenza fra Canino e Viterbo, dove si dedicò a studi archeologici e alle collezioni d'arte. 



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