Manno Giuseppe

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Giuseppe Manno (Alghero, 17 marzo 1786 – Torino, 25 gennaio 1868) è stato un magistrato, politico, storico e letterato italiano. Ricoprì l'incarico di Presidente del Senato del Regno di Sardegna e, successivamente, del Regno d'Italia. 

Il 17 giugno 1823 fu nominato consigliere nel Supremo Consiglio di Sardegna partecipando così ai lavori di quell'organo, destinati a riformulare le leggi civili e criminali del Regno di Sardegna che altro non erano che la Carta de Logu d'Arborea risalente al Trecento: il nuovo corpus legislativo, noto come Codice feliciano, entrò in vigore nel 1827; Manno ne scrisse il proemio. Grazie all'incarico di precettore di storia dei duchi di Savoia e Genova, gli fu conferito il titolo di barone.

Il Manno è noto per aver scritto la Storia di Sardegna, opera suddivisa in quattro volumi scritti tra il 1825 ed il 1827, nella quale si nota l'ostilità dell'autore verso le idee liberali; egli fu infatti sostanzialmente un fedele servitore di Casa Savoia, tant'è vero che sporse aspre critiche alla sarda rivoluzione e curò la sua stessa opera perché fosse funzionale al loro governo e mantenimento dell'isola[2]. Nel 1826, anche grazie al supporto di Prospero Balbo, divenne socio dell'Accademia delle Scienze di Torino.

Nel 1828 scrisse il saggio Dei vizii dei letterati, mentre nel 1831 scrisse il saggio sulla Fortuna delle parole. Nel 1834 divenne accademico della Crusca.

La sua opera più importante è la Storia moderna della Sardegna, edita nel 1842 e composta in due volumi.

Il 14 ottobre 1845 divenne presidente del Senato di Nizza mentre il 2 novembre 1847 succedette a Gaspare Andrea Coller come presidente del Senato di Piemonte. Il 3 aprile 1848 entrò a far parte dei sentori del Regno e tra il 1849 ed il 1855 ne fu presidente. Come si evince anche dalle sue opere, fu un conservatore e per questo fu uno degli oppositori di Cavour. Il 28 ottobre 1855 fu investito del ruolo di presidente della Corte Suprema di Cassazione, dal 1855 al 1866 fu invece presidente dell'Ordine Mauriziano; morì il 25 gennaio 1868.


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