Lemmi Adriano

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Adriano Lemmi (Livorno, 30 aprile 1822 – Firenze, 23 maggio 1906) è stato un banchiere italiano.

Fu patriota e uomo politico italiano, molto amico di Giuseppe Mazzini che aveva conosciuto nel 1847 a Londra, dove Lemmi viveva in volontario esilio dedicandosi al commercio. Nel 1849 era a Roma per contribuire alla difesa della Repubblica romana. Per incarico di Mazzini tenne poi contatti con Luigi Kossuth, eroe della rivoluzione ungherese, che accompagnò a Londra e negli Stati Uniti d'America. Lemmi fu coinvolto nel fallito tentativo mazziniano del 6 febbraio 1853 e, per sottrarsi alle conseguenze, riparò in Svizzera, e successivamente a Costantinopoli. Rimase in contatto con Mazzini e nel 1857 finanziò la spedizione di Carlo Pisacane.

Nel 1860 insieme al banchiere e cognato Pietro Augusto Adami, anch'egli di Livorno, fondò la ditta Adami e Lemmi cui Garibaldi a Napoli accordò la concessione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno ed anche del monopolio dei tabacchi. Tali concessioni furono dopo molti contrasti confermate dal Regno d'Italia,[1] Poco tempo dopo il governo sabaudo neocostituito, revocata la convenzione, trasferiva l'atto concessorio alla Società Vittorio Emanuele (a capitale prevalentemente francese)[2]; ma i successivi avvenimenti videro poi l'intrecciarsi di iniziative di banchieri francesi ed infine di una società fondata dal conte Bastogi che aveva fondato la Società Italiana per le strade ferrate meridionali. Adami e Lemmi furono cassieri del mazziniano Partito d'Azione cui Garibaldi aveva aperto le porte del Sud.

Lemmi, massone dal 1875, fu eletto alla massima carica di gran maestro del Grande Oriente d'Italia il 17 gennaio 1885. Riuscì dove i suoi predecessori avevano fallito, ovvero riunificare, sotto il labaro del Grande Oriente d'Italia, tutte le obbedienze massoniche italiane che, per varie vicissitudini, erano rimaste sino ad allora autonome. Il gran maestro inoltre riassestò le finanze del G.O.I. Intuì l'importanza di avere a propria disposizione una loggia "coperta", nella quale far confluire i massoni più influenti della finanza e dell'editoria. La linea d'azione di Lemmi, molto attento alla conquista del potere, è stata più voltre accostata alla "filosofia" che un secolo più tardi ha ispirato Licio Gelli.


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