Volpi Giuseppe

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Giuseppe Volpi, Conte di Misurata (Venezia, 19 novembre 1877 – Roma, 16 novembre 1947), è stato un imprenditore e politico italiano.

Ministro plenipotenziario, Governatore della Tripolitania italiana (1921-25), Ministro delle finanze (1925-1928), presidente della Biennale di Venezia (1930-1943) e presidente di Confindustria (1934-1943). 

Nel 1902 trasformò in Società Italiana per le miniere d'Oriente un sindacato costituito a Venezia con i soci abituali per lo sfruttamento delle miniere in Anatolia, al confine tra Turchia e Bulgaria. Direttore della società fu Bernardino Nogara, con il quale avrebbe in seguito condiviso molte delle iniziative a Costantinopoli.

Nel 1904 Volpi si lanciò in un nuovo business molto promettente, ma non meno complesso, quello elettrico. Insieme a Revedin iniziò ad acquisire alcuni piccoli impianti a Palmanova, Cividale e a Belluno. Nel 1905 costituì una nuova anonima, la Società Adriatica di Elettricità (SADE), dentro la quale trovarono spazio gli impianti già acquisiti ed integrati fra loro. Era solo il primo passo per la costruzione di uno dei maggiori colossi italiani del settore. Come in altre circostanze, il suo capitale di rischio fu relativamente contenuto (Volpi versò inizialmente poche decine di migliaia di lire), ma anche in questa circostanza il non ancora trentenne giovane imprenditore seppe riunire attorno a sé la quasi totalità degli investitori che aveva coinvolto nell'affare montenegrino, oltre alla filiale veneziana della Banca Commerciale. Già prima dello scoppio della prima guerra mondiale la SADE era uno dei maggiori gruppi elettrici del paese, controllando l'intero Nord-Est e avendo propaggini che scendevano lungo la costa adriatica fino alle Puglie.

Nel 1912, con la Guerra italo-turca, i suoi contatti nel mondo ottomano e nei Balcani fecero di Volpi l'uomo ideale per prendere parte alle discussioni per il trattato di pace con la Turchia. Nominato ministro plenipotenziario da Giolitti, fu uno dei negoziatori italiani (gli altri due erano Pietro Bertolini e Guido Fusinato) che discussero i termini di un accordo con i rappresentanti di Costantinopoli per diverse settimane a Ouchy, un quartiere di Losanna, in Svizzera. L'accordo, noto come pace di Ouchy o Trattato di Losanna, venne raggiunto nell'ottobre del 1912. Il trionfale ritorno in Italia dei tre negoziatori diede un'inattesa notorietà a Volpi, trasformandolo in una personalità pubblica.

Nel 1917 fu tra i protagonisti della realizzazione del nuovo Porto Marghera e dopo il primo conflitto mondiale acquistò prestigiose catene alberghiere, gestendo a Venezia il Grand Hotel e l'Excelsior. Fu Presidente dell'Assonime dal 1919 al 1921, chiamando nel ruolo di segretario Felice Guarneri.

Fece parte della massoneria, assieme a Cesare Rossi, Giacomo Acerbo e Giovanni Marinelli. Aderì al fascismo e dal 1922 al 1925 fu governatore della Tripolitania italiana. In questa veste avallò le azioni di dura repressione ordinate dal generale Rodolfo Graziani contro i ribelli libici. Nel 1925 gli fu concesso il titolo di conte di Misurata da Vittorio Emanuele III. Dal 1925 al 1928 fu Ministro delle finanze del governo Mussolini: la sua azione governativa fu tesa ad avvicinare i capitalisti al fascismo.

Fu presidente della Confindustria dal 1934 al 1943. In tale veste, Volpi si fece promotore degli interessi del capitalismo italiano presso il regime, assicurando in cambio il sostegno e la collaborazione del mondo industriale al fascismo ed al progetto politico mussoliniano, considerato dai vertici del mondo produttivo italiano come modernizzatore e funzionale ai propri interessi. La sua politica inaugurò la fase "dirigista" del Governo Mussolini, caratterizzata da un intervento diretto, diffuso e pervasivo dello Stato nell'economia: provvedimenti antinflazionistici e di rivalutazione della lira, attrazione di investitori stranieri bilanciata da un protezionismo a tutela della manifattura italiana, il Quota 90. Tale sostegno iniziò a venir meno nel 1943, quando le gravi distruzioni apportate alle infrastrutture ed agli impianti industriali italiani dall'offensiva angloamericana - e la coscienza che la guerra fosse irrimediabilmente perduta - misero in crisi il quadro politico ed economico del Paese.


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