Matteucci Carlo

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Carlo Matteucci (Forlì, 21 giugno 1811 – Livorno, 24 giugno 1868) è stato un fisico, fisiologo e politico italiano. 

Sin da giovanissimo svolge ricerche di elettrochimica ed elettrofisiologia. Consegue la laurea in matematica all'Università di Bologna nel 1828. Per specializzarsi, l'anno seguente si reca in Francia, paese tra i più moderni d'Europa. Tra il 1829 e il 1830 studia all'École Polytechnique di Parigi, dove stringe amicizia con François Arago, A.-C. Becquerel e M.-E. Chevreul.

Tornato a Forlì nel 1830, inizia a studiare l'elettricità negli organismi viventi (Sulla contrazione provata dagli animali all'aprirsi del circolo elettrico in che trovansi, Forlì 1830) e svolge ricerche di fisica-chimica; riceve anche l'invito a collaborare alla Rivista delle scienze fisiche. In questi anni, dimostra, indipendentemente da Michael Faraday, le leggi sull'elettrolisi, suscitando in Faraday un apprezzamento tale che lo scienziato inglese apprende l'italiano per poter corrispondere con Matteucci.

Nel 1834, su invito di Cosimo Ridolfi e di Leopoldo Nobili, decide di stabilirsi a Firenze, sperando di poter succedere a Nobili nella cattedra di Fisica sperimentale. Poiché ciò non avviene, l'anno successivo rientra a Forlì, dove, nel 1836, avvia un'attività di produzione di colle e concimi. Fallita però quest'attività, accetta, l'anno dopo, di dirigere la farmacia dell'ospedale di Ravenna.

Per interessamento dello scienziato berlinese Alexander von Humboldt, nel 1840 il granduca Leopoldo di Toscana gli assegna la cattedra di Fisica sperimentale all'Università di Pisa, ospitandolo alla Villa di Corliano. Qui conosce la scozzese Robinia Young, cui si unisce in matrimonio.

Nel 1844 a Pisa, è tra i fondatori de Il Cimento, giornale di fisica, chimica e storia naturale, rivista scientifica che nel 1855 diventa il Nuovo Cimento, organo della Società italiana di fisica. Inoltre, tra il 1841 e il 1844, ottiene l'appoggio del Granduca Leopoldo per la costruzione di un nuovo "teatro di fisica" (attuale Palazzo Matteucci).

I moti del 1848 lo vedono interessato partecipe: si schiera per l'indipendenza d'Italia e si fa sostenitore dell'intervento del Granducato a sostegno dell'esercito di Carlo Alberto di Savoia. L'esito negativo della prima guerra d'indipendenza lo riconsegna totalmente agli studi.

Nel 1856 consegna alle stampe un libro in cui espone le sue tesi politiche: L'Italia dopo la pace di Parigi, in cui critica la soluzione unitaria ed espone l'idea degli stati confederali. Quando i Ducati emiliani, le Legazioni pontificie e poi la Toscana vengono annessi al Regno di Sardegna (1859), si fa sostenitore del progetto federalista. Accetta il processo di unificazione della penisola attuato dai Savoia, ma rigetta la formula dello stato accentratore, perché non porta le stesse garanzie di pluralismo e di autonomia che invece sono meglio realizzate nel modello federalista di organizzazione dello stato.

Nel 1859-60 pubblica alcuni articoli nella rivista Révue des deux mondes in cui spiega quali dovranno essere i compiti del potere centrale e che cosa, invece spetterà agli enti territoriali nel nuovo «Regno unito» che i Savoia stanno creando in Italia. Carlo Cattaneo recensisce positivamente i suoi articoli nella rivista da lui fondata, Il Politecnico. Dalle colonne della sua rivista, Cattaneo lo invita a riformare gli studi ginnasiali e scientifici in Italia, al fine di dare al Paese una propria identità culturale in campo tecnico e scientifico, da leggersi anche in chiave antiaustriaca.

Nel 1860 Matteucci viene nominato ispettore generale delle linee telegrafiche e senatore del Regno di Sardegna.

Nel 1862 diventa Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia (governo Rattazzi). Durante il suo mandato elabora un progetto per organizzare la scuola pubblica su più livelli: statale, provinciale e comunale.

Fra il 1865 e il 1867 a Matteucci viene affidata la direzione del Reale Museo di fisica e storia naturale di Firenze; in questo breve periodo Matteucci afferma un'idea di museo funzionale alla didattica, dove l'aspetto più propriamente storico e culturale appare meno rilevante.

Nel 1866 diventa membro dell'Accademia Nazionale delle Scienze.



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