Manhès Charles Antoine

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Charles Antoine Manhès (Aurillac, 4 novembre 1777 – Napoli, 26 agosto 1854) è stato un generale francese, noto in Italia soprattutto per aver combattuto, sia pure con metodi violenti e crudeli, il brigantaggio nel regno di Napoli durante il periodo napoleonico.

Dopo gli studi nella città natale, fu nominato tenente il 24 dicembre 1799 e partecipò alle campagne d'Italia sotto Championnet, Moreau, Masséna e Berthier. Nipote del generale Milhaud, lo seguì come aiutante di campo nelle campagne militari dal 1802 al 1806. Nella battaglia di Austerlitz, in cui il suo cavallo fu ucciso, venne decorato da Napoleone I con la Legion d'onore (1805). Nominato capitano nel giugno 1806, divenne aiutante di campo del Granduca di Berg (Gioacchino Murat) e lo seguì dapprima in Spagna (1808) e poi a Napoli. Sposò una aristocratica italiana, Carolina Pignatelli, figlia del principe Pignatelli di Cerchiara. Nominato colonnello nel 1808, ricevette l'incarico di reprimere il brigantaggio nel Regno delle Due Sicilie, e iniziò la sua opera dapprima nel Cilento e negli Abruzzi. Le misure intraprese contro il brigantaggio furono spaventose (in Calabria era soprannominato "lo sterminatore"), ma molto efficaci; il 4 settembre 1809 fu nominato generale di brigata e, stabilendo il suo quartier generale a Potenza, organizzò la lotta al brigantaggio nelle province meridionali, soprattutto Basilicata e Calabrie, le province più infestate. In appena sei mesi il brigantaggio cessava di essere un problema. Il 25 marzo 1811 fu nominato tenente generale e conte. Benevento, Chiesa di San Domenico, Tomba del generale Manhès Manhès mantenne i suoi incarichi anche dopo la Restaurazione, e nel 1827 fu nominato inspecteur général de gendarmerie. Fu messo a riposo nel 1830. Nel 1837 ritornò a Napoli per un viaggio di piacere e fu accolto con grandi onori dalla corte di Ferdinando II delle Due Sicilie. Ritornò in Italia anche in seguito, in quanto la sua figliuola Maria Luisa aveva sposato in Italia il principe di Morra. Morì in Napoli nel 1854 durante un'epidemia di colera. È seppellito nella Chiesa di San Domenico a Benevento in un sepolcro opera dello scultore Raffaele Beliazzi; nella stessa chiesa è seppellita anche la moglie Carolina, in un sepolcro opera di Giuseppe Vaccà.


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