Simoni Renato

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Renato Simoni, noto anche con gli pseudonimi di Turno e Il nobiluomo Vidal (Verona, 5 settembre 1875 – Milano, 5 luglio 1952) è stato un critico teatrale, giornalista, commediografo, poeta, librettista, regista e sceneggiatore italiano; assieme a Giuseppe Adami è autore del libretto della Turandot.  

Simoni, divenuto ben presto molto apprezzato dal pubblico, divenne inoltre collaboratore fisso de La Lettura, mensile illustrato del Corriere diretto da Giacosa, del Corriere dei Piccoli, del settimanale L'Illustrazione Italiana, e del già "suo" periodico veronese L'Arena. Con lo pseudonimo di Turno, pubblicava sulle varie testate numerose poesie.

Nel 1906, alla morte di Giacosa, Simoni assunse la direzione de La Lettura, mantenuta fino al 1923.

Nel maggio 1909 segnalò al direttore del Corriere Luigi Albertini un giovane giornalista e commediografo veronese suo collaboratore e amico ai tempi de L'Arena, che diverrà un'altra amatissima colonna del giornale milanese: Arnaldo Fraccaroli. 

Simoni in seguito, senza abbandonare l'attività di critico teatrale, ricoprì durante la Prima guerra mondiale la carica di direttore del giornale di trincea della Terza Armata La Tradotta, termine che era usato per denotare i lunghi convogli ferroviari che trasportavano i militari.

Smise presto di scrivere commedie per dedicarsi molto alla regia teatrale; spesso in collaborazione con Guido Salvini, portò in scena svariati classici del teatro.

Dal 1920 al 1924 collaborò con il librettista Giuseppe Adami alla stesura del libretto della Turandot di Giacomo Puccini.

Durante gli anni trenta si avvicinò al regime fascista; nel 1939 fu accolto nell'Accademia d'Italia. Dopo la Liberazione fu escluso dalla redazione del Corriere della Sera. Poté far ritorno in via Solferino grazie alla mediazione di Mario Borsa. Nel 1951 assunse la presidenza del Circolo della Stampa.

Scapolo e senza figli, si spense il pomeriggio del 5 luglio del 1952, un sabato molto afoso, vittima di un collasso cardiaco. Riposa nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

Lasciò per volontà testamentaria la propria biblioteca personale di circa 54.000 volumi alla biblioteca del Museo teatrale alla Scala, volendo e ottenendo che venisse poi intitolata alla madre Livia.



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