De Foresta Giovanni

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Giovanni De Foresta (Villefranche-sur-Mer, 29 agosto 1799 – Bologna, 14 febbraio 1872) è stato un magistrato, avvocato e politico italiano.

Discendente da una famiglia originaria di Diano Marina, insediata a Nizza dal XV secolo, si laurea in giurisprudenza nel 1822 e nello stesso anno intraprende la carriera giudiziaria come assessore aggiunto al tribunale della sua città. Tale incarico dura però pochi mesi. Date le dimissioni si dedica alla professione forense guadagnandosi una buona reputazione nel ramo civile. Liberale di orientamento moderato nel 1848 viene eletto deputato nel primo collegio cittadino e alla camera sarda si schiera nella pattuglia dei sostenitori di Cavour. Gregario fedele della sua corrente, definito debole di carattere dai suoi contemporanei e mero esecutore di disposizioni superiori, col tempo diventa uno degli uomini di fiducia dello statista piemontese, al punto che nel 1851 lo fa nominare Ministro di grazia e giustizia nel primo governo di Massimo d'Azeglio. Il suo primo mandato da ministro guardasigilli è dedicato principalmente al disbrigo degli affari correnti, in modo particolare all'applicazione della e ad alcune riforme dell'apparato giudiziario e sull'istruzione dei processi penali e degli arresti. Ai primi del 1852 si trova alle prese con le restrizioni alla libertà di stampa richieste al governo dal corpo diplomatico per frenare le non infrequenti offese ai sovrani stranieri lanciate dai giornali di orientamento "sovversivo"; per venire incontro alle richieste presenta al parlamento una modifica del codice penale che introduce la perseguibilità d'ufficio del relativo reato (vilipendio di capo di stato straniero), accolta con molte riserve ma che viene alla fine approvata col sostegno determinate dei conservatori e dei clericali. L'approvazione ha tuttavia bisogno anche dei voti della sinistra di Urbano Rattazzi, che decide di rinunciare all'opposizione al provvedimento ed ottiene in cambio la sua rimozione. Il suo ulteriore progetto di introduzione del codice di procedura civile lo porta avanti dal suo seggio di deputato, dal quale si batte con energia anche contro alcuni provvedimenti in materia di norme doganali tra Regno di Sardegna e Francia (tra le quali la soppressione del porto franco di Nizza) che a suo avviso avrebbero alimentato il separatismo anti-italiano già forte nella città. La sua ulteriore attività parlamentare è dedicata con scarso rilievo a questioni procedurali relative all'introduzione del matrimonio civile e alla soppressione di alcune comunità religiose, sostenendo la politica "cavouriana" di libera chiesa in libero stato.


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