Autografo Carlo V d'Asburgo Lettera Ferrante I Istruzioni Trattative *


Autografo Carlo V d'Asburgo Lettera a Ferrante I Istruzioni Trattative con Khair-al-Din


Importantissima lettera dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo indirizzata a Ferrante I Gonzaga, Conte di Guastalla e Principe di Molfetta, condottiero ed uomo di fiducia dell’Imperatore. Fu proprio Carlo V che nel 1535 lo nominò Viceré di Sicilia, carica che ricoprì fino al 1546.


È proprio in seno a questa carica che l’Imperatore scrive questa incredibile missiva utilizzando, data la sua enorme importanza strategico-militare, un codice cifrato. Carlo V, che ricordiamo essere stato uno degli Imperatori più potenti di tutti i tempi, era giustamente ossessionato dai complotti e dagli attentati, ed utilizzava questa metodologia scrittoria solo ed esclusivamente per i documenti che avevano un importantissimo peso nella gestione dell’Impero.


È infatti con questa lettera che Carlo V impartisce al fidato condottiero Ferrante I le sue istruzioni per gestire le trattative con Khair-al-Din, meglio conosciuto come il Corsaro Barbarossa.


Per comprendere al meglio il senso ed il contenuto della missiva, datata 2 giugno 1537, è necessario porla nel corretto contesto storico.


È il 1537: la flotta ottomana, al comando del Corsaro Barbarossa sta mettendo a ferro e fuoco le coste della Puglia e del sud Italia. Ferrante Gonzaga, di stanza a Mantova dopo l’avanzata della Guerra di Francia, viene inviato dall’Imperatore in Sicilia, dove trova una situazione disastrosa e, convocato il Parlamento, raccoglie ingenti fondi per contrastare l’imminente minaccia di un’invasione ottomana e predispone nuove difese delle coste e armamenti.


Nello stesso tempo si dedica, mentre comunque gli scontri infuocano, ad un’importantissima azione diplomatica imbastendo, nell’aprile 1537, le basi di un accordo tra l’Imperatore e Barbarossa, e sostenendo verso Carlo V le richieste del Corsaro, che si impegnava a cessare gli attacchi se fosse stato posto a capo di uno stato barbaresco da Algeri a Tunisi, alleato della Spagna e legato all’Imperatore da un vincolo vassallatico. Il 2 giugno, con questa lettera inviata da Valladolid, Carlo V risponde al suo braccio destro Ferrante Gonzaga dettando le sue regole e permeando la lettera stessa di enormi complimenti verso il suo operato, confermandogli la sua piena fiducia e rimarcando così il profondo rapporto di stima e fedeltà che legava il Gonzaga al suo Imperatore. Trascriviamo di seguito le parti in chiaro della lettera, tradotte dallo spagnolo rinascimentale:


“Devono distribuire in quei due regni, di cui noi siamo padroni... che prima di

lasciarli... devono andare in quel regno e anche se fosse possibile senza farne

molto bisogno in Agnelrey / e affidiamo ad un tanto che se il bisogno là lo può

soffrire, chiediamo che il re non vi dia il permesso / di mandarvi i detti / e con

questo cerchiamo di sollevarvi di alcune delle tante cosa c'è da compiere / e se è

così sia fatto / per tempo in modo che prima del bisogno della (...)/ e si metta in

ordine l'agnello in quello che doveva servire quando arriverà / certo l'ultimo avviso

che abbiamo / come è stato detto prima, speriamo che quei regni siano posizionati

in modo tale che possano ricevere pochi danni, soprattutto se per allora dovesse

arrivare/ che gli viene tutto inviato per fare ciò che quello che più ti aggrada e/

bisogna tenere conto che farà tutto quello che potrà/ ti abbiamo mandato

istruzioni/ con tutta la brevità possibile/ con quanto ci sarà promesso di /quanto più

conviene seguire i bisogni che gli vengono offerti, e finalmente / sarà fatta la

necessaria promessa per / fra le altre cose convenute per la felicità / che egli da

parte sua provvederebbe che / che era cosa molto conveniente sia per / che per /

ma ciò cessa perché non voleva / per lo stesso motivo di aver acconsentito / il

quale, ritenendo il / si era offerto di dare ordine come opportuno / quello che in

questo / era necessario di fare e si vorrebbe /in cosa capirebbe il nostro

ambasciatore in L26 Ma va notato che /devono essere tali da servire nella difesa di/

e per questo sarà (...) Che in questo caso rimarrebbero/se fosse necessario, l'ho

detto e perché altrove non sembra che in alcun modo/ragionevole sicurezza e

fatica/si possa avere. Vi abbiamo parlato di questo perché sappiamo di cosa si


tratta e anche per avvertirvi che nel caso in cui altri /potessero passare su/quel

regno e al posto loro voleste andare o andare, sarebbe necessario/in un luogo forte

o di tale importanza che qualcuno potrebbe/ cosa che in tal caso va fatta/ come tu

sai fare.”


Seppur mancanti le parti cifrate, scritte utilizzando un codice che per la sua estrema complessità a tutt’oggi trova grande difficoltà nella sua decrittazione, dato che si conoscono vari codici di Carlo V ancora non risolti, leggendo le parti in chiaro possiamo senz’altro percepire l’estrema delicatezza ed importanza del contenuto di questa lettera, dove l’Imperatore che regnava sull'impero dove non tramonta mai il sole affida a carta ed inchiostro una missiva che contiene il suo pensiero più intimo e segreto per risolvere tramite il suo Primo Condottiero una questione assai grave che stava costando all’Impero stesso migliaia e migliaia di vite ed un incredibile dispendio di risorse.


Il documento presenta alcune mancanze al fondo che non ne compromettono minimamente la comprensione.

Presente l’inconfondibile autografo dell’Imperatore Carlo V “Yo el Rey” ed il sigillo imperiale della Casa d’Asburgo.

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Dettagli autografo

Codice autografo: AST0225i

Data autografo: 2/6/1537

Pagine: 4

Pagine manoscritte: 4

Condizioni: Buone

Dimensioni: 29x22 cm