Lettera firmata da Juan de Velasco de la Cueva y Pacheco celebre generale e politico spagnolo, VIII conte di Siruela.
Comunicazione bellica in lingua spagnola, firmata dal Conte de Sirvela che dal 1641 al 1643, durante l'assenza del marchese de Leganes impegnato nei conflitti della Guerra dei trent'anni, era stato nominato provvisoriamente alla carica di governatore del Ducato di Milano.
Il Conte de Sirvela aveva fatto la sua entrata in città il 12 di febbraio di quell’anno e all’epoca della lettera era in carica da appena un mese. In essa vengono richiesti "con la brevidad / que el caso q(ui)ede aiuti e sostento per la milizia che "no tiene algun reparo (…) sin lo qual /sera Inposible que pueda subsistir" a seguito di un dispaccio del "Cardenal Tribulcio" (Gian Giacomo Teodoro Trivulzio (1597-1656), cardinale dal 1629, governatore generale delle armi nello Stato di Milano).
Per tutto il 1640 tra l'esercito franco-piemontese del conte Enrico di Lorena d'Harcourt, e quello spagnolo e dei principi Tommaso e Maurizio di Savoia era stato un succedersi di scontri, assedi, conquiste e riconquiste, inutili trattative di pace. Nel corso dell'anno l'Harcourt aveva liberato Casale.
"Il Leganes (...) ivi sorpreso dai Francesi, fu rotto e vi perdette il campo, il tesoro, la gloria cui aspirava, ed anche il governo, poichè gli fu dato lo scambio". L'offensiva francese era proseguita verso Torino, costringendo il principe Tommaso a ritirarsi a Ivrea sulla Dora Baltea. Giunto l'inverno, Tommaso tentò nuovamente di negoziare con Richelieu attraverso il suo giovane agente, Giulio Mazzarino. Ma, improvvisamente, il 27 febbraio 1641, dopo essersi incontrato col Sirvela "poco abile in pace e meno in guerra" presso Peggi, il principe sabaudo rinnovò il proprio trattato con la Spagna e riprese le operazioni belliche, colpo che i francesi videro come di profonda perfidia. Nel marzo 1641 i Franco-piemontesi si erano acquartierati sulla sponda occidentale della Dora Baltea a est di Chivasso, in attesa degli sviluppi delle trattative politiche: "(...) el Enemigo refresca su gente en los quarteles que ha / ocupando de la otra parte dela Dora (...)", mentre le forze spagnole tenevano le posizioni senza "alguna commodidad", e proprio il giorno 14 Madama Reale fece pubblicare e diffondere un editto per far conoscere che "non era mancato per parte di lei e dei Francesi, che non si fossero aggiustate le differenze con i Principi suoi cognati, ma che le sue buone intenzioni erano state traversate per l'altrui maligna invidia, ed artifizii degli Spagnoli". Tommaso tentò poi di assediare Chivasso ma venne forzato dall'Harcourt ad abbandonare l'assedio e così pure accadde a Cherasco. L'offensiva francese proseguì nei mesi successivi: Cuneo venne ripresa e i principi, ormai costretti sulla difensiva e praticamente abbandonati dalla Spagna, ripresero le trattative di pace con il Mazzarino, giungendo 14 giugno 1642 alla firma dell'accordo definitivo.