Lettera interamente autografa e firmata di Carlo Maria Curci noto gesuita e teologo italiano. Curci sosteneva, la necessità che il Papa prendesse atto della nuova situazione venutasi a creare con la presa di Porta Pia e che trovasse un accordo con il Regno sabaudo che era stato causa inconsapevole della nuova provvidenziale situazione della Chiesa cattolica: l'abbattimento del potere temporale del papa. Questo evento, benché avvenuto attraverso la violazione dei diritti del Papato sui territori pontifici, poteva essere l'inizio di una riforma ecclesiastica e di una nuova fase di cristianizzazione a favore di coloro che a causa del conflitto tra Stato e Chiesa si erano allontanati dalla religione. Con l'uscita dalla Compagnia di Gesù Curci non abbandonò il ministero sacerdotale. Ciò gli permise, invece, la pubblicazione, in tempi successivi, di numerose opere in cui si auspicava un'ampia conciliazione con il pensiero liberale e il mondo moderno.
Lettera redatta dai Chiostri di S. Lorenzo il 23 Marzo 1872 ed indirizzata ad un Duca non specificato.
Il Sacerdote Curci informa il destinatario che non può restituire la somma di Lire 500 che gli ha prestato anni prima. Siccome il Sacerdote è impossibilitato a restituirgli tale cifra chiede, vista la vicinanza della Pasqua, di riconciliarsi con Dio e di "abbonare" tale debito.