Amendola Giovanni

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Giovanni Amendola (Napoli, 15 aprile 1882 – Cannes, 7 aprile 1926) è stato un politico, giornalista e accademico italiano. 

Nasce a Napoli nel 1882 da Pietro, originario di Sarno, carabiniere, e Adelaide Aglietta. A due anni è con i genitori a Firenze, dove il padre presta servizio per l'Arma. Si trasferisce poi a Roma, dove consegue la licenza media. A quindici anni (1897) s'iscrive alla gioventù socialista. L'anno successivo (1898) è apprendista al quotidiano Partito Radicale Italiano «La Capitale». Nello stesso anno avvengono a Milano i moti popolari. La repressione ordinata dal governo impone lo scioglimento di molte sedi socialiste in tutta Italia. Amendola viene arrestato per aver voluto impedire la chiusura della sede romana. Negli anni successivi Amendola scrive alcuni articoli per «La Capitale» (direttore Edoardo Arbib), su esoterismo e teosofia. Tramite Arbib entra in contatto con la Loggia della Società Teosofica, che sul finire dell'Ottocento contava adepti quasi in ogni regione d'Italia. Tra il 1900 e il 1905 è membro della loggia capitolina, guidata da Isabel Cooper Oakley. Viene introdotto in un mondo cosmopolita, impara l'inglese e il francese. Quando capisce però che la teosofia che sta studiando, lungi dall'essere una teoria scientifica, altro non è che una variante del protestantesimo, lascia la loggia. Durante quel periodo conosce l'intellettuale lituana Eva Oscarovna Kühn e se ne innamora. Si sposano religiosamente (con rito valdese) il 25 gennaio 1906 e civilmente il 7 febbraio. Dalla loro unione nasceranno quattro figli: Giorgio (1907-1980), Adelaide (1910), Antonio (1916) e Pietro (1918).


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