Curci Carlo Maria

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Carlo Maria Curci (Napoli, 4 settembre 1809 – Firenze, 8 giugno 1891) è stato un gesuita e teologo italiano.

 Negli anni successivi Curci si allontanò progressivamente dalle linee sostenute dal periodico, che fu pure accusato di antigiudaismo, e divenne evidente la sua incompatibilità non soltanto con il gruppo redazionale, ma con la stessa Compagnia di Gesù, per le diverse valutazioni espresse intorno all'unificazione italiana e alla presa di Roma. La pubblicazione dei cinque volumi delle sue Lezioni esegetiche e morali sopra i quattro evangeli (1874-1876), nelle quali leggeva le "austere e sante dottrine del Vangelo" in chiave anti-temporalistica, provocò la rottura definitiva e la sua uscita dall'ordine.

Curci sosteneva, infatti, la necessità che il Papa prendesse atto della nuova situazione venutasi a creare con la presa di Porta Pia e che trovasse un accordo con il Regno sabaudo che era stato causa inconsapevole della nuova provvidenziale situazione della Chiesa cattolica: l'abbattimento del potere temporale del papa. Questo evento, benché avvenuto attraverso la violazione dei diritti del Papato sui territori pontifici, poteva essere l'inizio di una riforma ecclesiastica e di una nuova fase di cristianizzazione a favore di coloro che a causa del conflitto tra Stato e Chiesa si erano allontanati dalla religione.

Con l'uscita dalla Compagnia di Gesù Curci non abbandonò il ministero sacerdotale. Ciò gli permise, invece, la pubblicazione, in tempi successivi, di numerose opere in cui si auspicava un'ampia conciliazione con il pensiero liberale e il mondo moderno.

Il Sant'Uffizio pose all'Indice i suoi volumi La nuova Italia ed i vecchi zelanti (1881), Il Vaticano regio, tarlo superstite della Chiesa cattolica (1883) e Lo scandalo del "Vaticano regio" (1884). Il Curci, ormai trasferitosi definitivamente a Firenze, fu sospeso a divinis.

Le accuse più sferzanti di Curci erano lanciate contro "il Vaticano, il quale ha non poco contribuito a far perdere alla società quella Fede, quel sentimento e quella fiducia" in Dio, attenendosi rigidamente agli articoli del Sillabo che, "nella maniera equivoca e dura, onde sono espressi, contengono la negazione e la condanna di ciò, che la civiltà moderna ha oggi di più caro, per cui ottenere ha tanto fatto e patito, e di cui più di tutto è orgogliosa".

Dopo un travaglio interiore, Curci si sottomise alle decisioni vaticane e, nel settembre 1884, ritrattò pubblicamente le sue precedenti affermazioni.

L'anno successivo pubblicò Di un socialismo cristiano: fu l'ultima opera dell'anziano sacerdote, che rivelava un'inedita apertura ai temi sociali non rintracciabile negli ambienti conciliatoristi, generalmente più conservatori di lui intorno a tali questioni.

Passò gli ultimi anni della sua vita a Firenze. Pochi mesi prima di morire fu riammesso alla Compagnia di Gesù


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