Savioli Ludovico

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Ludovico Vittorio Savioli Fontana Castelli (Bologna, 22 agosto 1729 – Bologna, 1 settembre 1804) è stato un poeta e storico italiano. 

Le sue prime composizioni poetiche furono sonetti e canzoni d'occasione che gli acquistarono l'ingresso nella colonia "Renia" di Bologna dell'Accademia dell'Arcadia, col nome di Lavisio Eginetico. Poco dopo, nel 1750 dava miglior prova della propria cultura in un'opera di tipo sannazariano, il Monte Liceo, composta di dodici prose e di altrettante egloghe, nelle quali veniva narrando varie vicende amorose ambientate nel mondo pastorale.

L'opera poetica più nota di Savioli è Amori. Un primo nucleo di questo lavoro, composto da dodici canzonette, venne dato alle stampe nel 1758 per i tipi del Remondini di Venezia. La composizione era preceduta da un lungo lavoro di traduzioni dagli elegiaci latini, soprattutto da Ovidio. Il metro ritenuto il più adatto a rendere il ritmo dell'elegia, era stato adottato da una composizione per nozze di Angelo Michele Rota: una strofetta di quattro settenari, due sdruccioli, non rimati fra di loro, alternati a due piani, in rima tra loro. Savioli tratteggiava quadretti galanti, situazioni sentimentali che ritraggono alcuni aspetti della società galante del settecento (il Passeggio, il Teatro, l'Ancella, ecc.) rinnovate da un raffronto con la mitologia classica, sia quella già nota a Savioli dalle letture di Ovidio e sia quella suggerita dai nuovi quaderni riproducenti le pitture portate alla luce in quegli anni negli Scavi archeologici di Ercolano. Le dodici canzonette iniziali ebbero larga diffusione per cui Savioli ne fece seguire altre dodici, finché gli Amori raggiunsero la veste nella quale ci sono pervenuti con l'edizione stampata a Lucca per Giovanni Riccomini nel 1765. Le edizioni successive furono molto numerose per tutto l'Ottocento; alcune erano accompagnate in Appendice da dizionarietti esplicativi della mitologia. Vi furono perfino delle traduzioni in latino degli Amori.

Scrisse anche un dramma teatrale in endecasillabi in cinque atti, l'Achille, in cui si tratta, nel rispetto delle tre unità, la morte di Achille per mano di Paride secondo le storie di Ditti Cretese e Darete Frigio. La tragedia era preceduta da una dedica alla marchesa Teresa Pepoli nella quale Savioli esponeva le sue opinioni sul teatro e incitava gli italiani a comprendere, tra i loro autori drammatici, anche i drammaturghi inglesi e francesi.


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