Mussolini Rachele

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Rachele Anna Guidi, vedova Mussolini (Predappio Alta, 11 aprile 1890 – Forlì, 30 ottobre 1979), conosciuta anche come donna Rachele, fu la consorte di Benito Mussolini. 

Rachele nacque a Predappio Alta, in località Salto, da Agostino Guidi e Anna Lombardi. Ultima di cinque sorelle, era di umilissime origini essendo figlia di contadini. Frequentò la scuola elementare dove incontrò per la prima volta Benito che, maestro elementare, sostituiva talvolta la madre, Rosa Maltoni. All'età di otto anni rimase orfana di padre: cominciò così per la sua famiglia un periodo di estrema miseria, umiliazione e fame.

Si trasferì con la madre a Forlì, dove Rachele andò a servizio in alcune ricche famiglie.

Nel 1905 morì prematuramente la Maltoni e il padre di Benito, Alessandro, aprì un'osteria insieme a Anna Lombardi (anch'essa divenuta vedova) a Forlì, in via Giove Tonante, intrattenendo una relazione con questa. Benito nel frattempo, tornato dalla Svizzera, si trasferì dopo un paio di anni a Forlì, presso il padre, e lì incontrò di nuovo Rachele, per loro fu il classico colpo di fulmine.

Le famiglie non erano però d'accordo sulla loro relazione, così nel 1909 Benito convocò sia il padre che la madre di Rachele e, impugnando una rivoltella, comunicò loro che se non avessero acconsentito al loro matrimonio avrebbe ucciso lei e se stesso.

In seguito Rachele convisse con Mussolini fin dal gennaio 1910 a Forlì e ne ebbe una figlia, Edda, prima del matrimonio, quindi illegittima secondo la legislazione dell'epoca. Fu registrata nell'atto di nascita come figlia di Mussolini e di madre ignota, anche se in alcune versioni storiche è il padre di Edda a essere ignoto in quanto Mussolini non credeva nello stato e quindi non firmò l'atto di stato civile, contrassegnando il padre di Edda come ignoto. A Forlì abitarono in un modesto alloggio in piazza XX Settembre a poca distanza da dove abitava in via Mazzini 5 Pietro Nenni con la moglie in attesa della prima figlia.

Benito Mussolini sposò poi Rachele una prima volta con rito civile il 16 dicembre 1915 durante una degenza come ferito di guerra all'ospedale di Treviglio e una seconda volta a Milano con rito religioso nel 1925, quando era ormai presidente del Consiglio. Anche durante il ventennio fascista, nonostante la posizione politica del marito, Rachele mantenne rapporti con gli ambienti popolari della Romagna e in particolare di Forlì: ad esempio, era risaputo che era cliente del celebre guaritore e speziale, medico empirico non titolato, Augusto Rotondi, da tutti conosciuto semplicemente come Zambuten.

La coppia ebbe cinque figli. 

Molte fonti concordano nell'affermare che Donna Rachele avesse un temperamento severo e autoritario, a volte anche più del marito: fu per esempio contraria a ogni atto di clemenza nei confronti del genero Galeazzo Ciano dopo il processo di Verona e peggiorò per questo i rapporti con la figlia Edda, che la definì "il vero dittatore di casa"; inoltre negli ultimi mesi del 1943 andava ogni sera a colloquio per due ore con Buffarini Guidi, ministro dell'interno della Repubblica Sociale Italiana, chiedendogli più severità al fine di ristabilire l'ordine interno.

Dopo la fine della guerra, Donna Rachele e i figli Romano e Anna Maria furono mandati al confino a Ischia, dove rimasero fino al 1957. Questa data segna anche il ritorno della salma del Duce a Predappio in seguito alle numerose istanze di Donna Rachele e della figlia Edda. Dopo questa data, si ritirò a Forlì, in Villa Carpena (una villetta senza sfarzi ricolma di cimeli e ricordi del marito, ora diventata museo), dove trovò nella solidarietà delle persone i mezzi per vivere nei suoi famosi "orto e pollaio".


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