Fusinato Arnaldo

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Arnaldo Fusinato (Schio, 25 novembre 1817 – Verona, 28 dicembre 1888) è stato un poeta e patriota italiano; figlio dell'avvocato di Arsié Giovanni Battista Fusinato e di Rosa Maddalozzo, compì i primi studi presso il collegio "Cordellina" di Vicenza e poi, dal 1831 al 1836, presso il Collegio dei nobili di Padova annesso al seminario vescovile. Si iscrisse, quindi, a giurisprudenza presso l'Università di Padova, conseguendo la laurea in diritto pubblico nel 1841.

Durante gli anni universitari egli frequentò il Caffè Pedrocchi e l'osteria del Leon bianco con i poeti Giovanni Prati e Aleardo Aleardi, studenti di legge come lui. Fu più volte a Castelfranco Veneto dove nel 1840 divenne socio dell'Accademia dei Filoglotti.

Dopo la laurea tornò a Schio per il praticantato nello studio del padre, senza però un vero interesse per la professione; continuò la collaborazione con il "Caffè Pedrocchi", pubblicando satire in versi come "Fisiologia del lino" e "Lo studente di Padova".

Nel marzo del 1848 insorsero le città del Lombardo Veneto, costringendo alla ritirata le guarnigioni austriache. L'allora trentenne Fusinato costituì a Schio un "Corpo franco di Crociati", al comando di circa duecento volontari, compiendo alcune azioni in Vallarsa. Il 17 e 18 marzo insorse anche la città di Vicenza; Arnaldo Fusinato, dopo aver combattuto nella battaglia di Sorio, fu in prima fila a combattere per la difesa della città assediata, presidiando con la sua compagnia nella giornata del 24 maggio il colle dei Setteventi. Tutto fu vano e Vicenza dovette arrendersi il 10 giugno, momento in cui egli era impegnato a Monte Berico, insieme con il fratello, alla testa di cinquanta volontari, i bersaglieri di Schio. Fu in questi giorni che Fusinato compose la canzone il Canto degli insorti.

Nel 1855 Fusinato collaborò con Giuseppe Verdi traducendo dal francese I vespri siciliani (Les vêpres siciliennes), rappresentati nel dicembre di quello stesso anno a Parma con il titolo di Giovanna di Guzman (prima assoluta italiana).


Sospettato dalla polizia, nell'agosto del 1864 emigrò a Firenze, dove frequentò soprattutto gli emigrati veneti, tra i quali Sebastiano Tecchio, Giuseppe Alvisi e Nicolò Tommaseo. Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia rifiutò la candidatura nei collegi di Schio e di Castelfranco nel 1866 e nel collegio di Feltre nel 1870. Nel 1867 fu nominato commendatore dell'Ordine Mauriziano.


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